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Speciale | Judge Eyes

Abbiamo provato per voi il primo capitolo della nuova saga targata Ryu Ga Gotoku Studio

Kamurocho, Tokyo. Illuminata a giorno dalle insegne al neon, brulicante di persone in cerca di divertimento. Uno sfondo familiare per chiunque abbia giocato la serie di Yakuza. Ma Judge Eyes ci presenta immediatamente il suo protagonista, Takayuki Yagami (interpretato da Takuya Kimura, uno degli attori più famosi in Giappone), mostrandoci le vicende che lo hanno condotto a diventare investigatore privato, abbandonando una promettente carriera di avvocato.

Solo tre anni prima, Yagami era un brillante avvocato difensore. Era stato capace di ottenere per un suo cliente, accusato di omicidio, un verdetto di non colpevolezza – evento più unico che raro in Giappone – ma la sua carriera si era arrestata bruscamente quando lo stesso cliente, poco dopo, era stato arrestato, e stavolta condannato, per aver ucciso la propria ragazza e dato fuoco al suo appartamento. Oltre a distruggere l’immagine di Yagami agli occhi del pubblico, questo evento aveva fatto crollare la sua fiducia in se stesso come avvocato, perché significava, a detta di Yagami stesso, che non era in grado di distinguere un uomo buono da uno cattivo.

Aveva deciso allora di diventare investigatore privato, ed è qui che lo ritroviamo, assieme all’amico e socio Masaharu Kaito, ex Yakuza della famiglia Matsugane. Yagami sembra essere in buoni rapporti con la malavita locale: facciamo presto la conoscenza di Mitsugu Matsugane, boss della famiglia Matsugane, che lo considera al pari di un figlio (Yagami è rimasto orfano da adolescente – il “Team Yakuza” – Ryu Ga Gotoku Studio – conferma di avere un debole per gli orfani, o almeno scarsa fantasia per le backstories di alcuni dei suoi protagonisti). Un particolare da notare è che la famiglia Matsugane appartiene al Tojo Clan, che comparirà spesso nella storia: Judge Eyes è quindi ambientato nello stesso universo della serie di Yakuza, e la remota possibilità  (stando ai creatori della serie) che le due serie si incrocino, anche nei titoli futuri, farà sicuramente gioire molti appassionati della saga.

Yagami lavora a stretto contatto con il suo ex studio di avvocati, il cui titolare, Ryuzo Genda, è per lui un’altra figura paterna. È proprio Genda ad a procurargli il lavoro che lo porta a indagare sui misteriosi omicidi seriali che stanno avvenendo a Kamurocho: qualcuno ha ucciso 3 membri della yakuza cavando poi gli occhi alle vittime, occhi che la polizia non è stata in grado di ritrovare.

Gameplay

Naturalmente, il combattimento occupa un posto di rilievo nel gameplay. Il combat system ricalca, almeno nelle linee principali, quello di Yakuza; anche i tasti impiegati per effettuare prese, combo e finishing moves sono gli stessi. Una differenza che salta agli occhi fin dai primi scontri è che schivare i colpi con “X” è possibile solo mentre si tiene premuto R1 per “agganciare” un nemico, un dettaglio che cambia notevolmente il modo di affrontare molti nemici insieme. Una barra, chiamata EX Gauge, si riempirà durante il combattimento, consentendo di effettuare le Ex Actions, mosse particolarmente potenti e spettacolari (l’equivalente delle Heat actions di Yakuza) o di sfruttare per un breve intervallo una velocità di attacco maggiore grazie al cosiddetto EX Boost. Come in Yakuza, potremo ricorrere senza limitazioni agli item curativi nel nostro inventario durante gli scontri per le strade e contro i boss. In Judge Eyes, però, anche i nemici potranno fare lo stesso e curarsi nel corso delle battaglie.

Per un avvocato reinventatosi investigatore privato, Yagami è sorprendentemente abile nel combattimento. Il suo modo di combattere, tutto basato su agilità e velocità, ricorda quasi una danza, tant’è vero che uno dei due stili utilizzabili, fatto di attacchi rapidi e in grado di colpire più nemici alla volta, viene denominato “Enbu”, che significa, lettteralmente, walzer. L’altro, “Issen” (“lampo improvviso”), consente di effettuare attacchi dall’impatto maggiore, ma più lenti e adatti a concentrarsi su un solo avversario più forte.

È anche possibile salire sulle auto durante i combattimenti (e non solo durante i combattimenti – più volte mi sono ritrovata involontariamente sul cofano di una macchina mentre correvo per il quartiere) e sferrare da lì attacchi più potenti sfruttando la forza di gravità, così come saltare sui muri per conferire una maggiore potenza a calci e pugni, intimorendo allo stesso tempo i nemici. Questa volta, però, ci saranno conseguenze al riempire di botte le innumerevoli persone che per qualche motivo sentono il bisogno di rincorrerci per picchiarci: se udiamo le sirene della polizia, sarà meglio darcela a gambe, altrimenti potremmo finire in centrale e dover pagare una multa salata per essere rimessi in libertà.

..se udiamo le sirene della polizia, sarà meglio darcela a gambe..

Detective Yagami

Il primo capitolo di Judge Eyes introduce numerose meccaniche legate all’investigazione. Già prima dei titoli iniziali, dovremo identificare un sospettato, pedinarlo e inseguirlo per i vicoli di Kamurocho. Gli inseguimenti consistono, in pratica, in una serie di Quick Time Events: al giocatore si richiede di evitare ostacoli rispondendo con rapidità a una serie di prompt, mentre il personaggio corre e cambia direzione automaticamente. Pedinare qualcuno è leggermente – ma non troppo – più complesso. Si tratta di seguire il nostro uomo senza farci notare; se lo perdiamo di vista per troppo tempo, la missione fallisce. Identificare un sospettato tra varie persone è possibile confrontandone alcune caratteristiche con quelle dell’uomo che cerchiamo (“Target search mode”); il confronto è automatico, nel senso che basta inquadrare l’uomo giusto per completare la ricerca con successo. Nella demo, tuttavia, il gioco incentiva – involontariamente, si immagina – a sbagliare persona, visto che analizzando ciascun sospettato, anche quelli che non corrispondono alla descrizione, si guadagnano punti Sp, utilizzabili per acquistare nuove skill, finché si conclude la ricerca identificando quello giusto.

Durante queste prime indagini, Yagami dovrà anche infiltrarsi in un palazzo, il che comporterà cercare informazioni servendosi di un drone, usare un travestimento per ottenere l’accesso all’edificio, scassinare serrature, e cercare di convincere vari NPC che abbiamo il diritto di trovarci lì. Il capitolo introduce due modalità per la ricerca degli indizi, chiamate, nella versione giapponese, “Active search mode” e “Quick search mode”. Nella prima possiamo muoverci (o muovere solo lo sguardo, a seconda delle situazioni), ispezionare e utilizzare oggetti con una visuale in prima persona. La seconda modalità serve, ad esempio, per analizzare una foto o una scena del crimine esaminandone nel dettaglio i particolari, che potranno servirci successivamente nel corso dell’indagine.

Nel corso di alcune conversazioni particolarmente importanti, saremo infine chiamati a scegliere la risposta giusta (o la domanda giusta, nel caso stiamo cercando di ottenere informazioni). Scegliendo correttamente, si viene premiati con punti Sp. In altri casi, dovremo selezionare una delle prove in nostro possesso per evidenziare, alla Ace Attorney, una contraddizione nelle affermazioni del nostro interlocutore.

Judge Eyes: una copia di Yakuza?

L’impressione che si ha da questa demo, contenente l’intero primo capitolo, è che alcune delle nuove feature legate all’aspetto investigativo siano più riuscite di altre: la ricerca degli indizi e ancora di più il loro utilizzo nelle conversazioni, oltre alle conversazioni stesse, sembrano gli aspetti più interessanti. In generale, però, tutte contribuiscono a dare varietà al gameplay. C’è anche da dire che nel gioco definitivo alcuni di questi aspetti saranno sviluppati ulteriormente, come si intuisce dalle numerose abilità relative all’investigazione incluse nello skill menu – e sembra che ne saranno introdotti altri, dato che alcune di queste skill riguardano la “modalità scoop” (in cui l’obiettivo è ottenere foto abbastanza buone da poter essere utilizzate come prove), mostrata brevemente in uno dei trailer ma non presente in questo capitolo. Sarà anche possibile personalizzare il nostro drone e migliorarne le potenzialità, sebbene i dettagli siano ancora sconosciuti.

Similmente a quanto visto in alcuni episodi di Yakuza, è possibile fare amicizia con numerosi NPC, indicati sulla mappa dall’icona di una stretta di mano, tramite i cosiddetti Friend events (ad esempio, visitando ripetutamente il loro negozio). Nel corso di un certo numero di incontri, il nostro rapporto con loro migliorerà – evoluzione rappresentata nel gioco da una “friendship bar” che si riempie a poco a poco a ogni incontro. Quando la friendship bar sarà completamente piena, otterremo dei benefici di vario genere: potremo acquistare oggetti o piatti speciali, o ricevere da loro oggetti utili in combattimento, skill book, punti Sp o altro. In alcuni casi, i personaggi di cui siamo diventati amici ci faranno un regalo ogni volta che torneremo a visitarli dopo un po’ di tempo. Alcuni di essi, infine, ci consentiranno di effettuare le cosiddette “Friend Ex Action”, già viste in Yakuza, venendoci in aiuto se ci troveremo a combattere vicino a loro.

Continuando una tendenza già iniziata nella serie di Yakuza, molti degli edifici sono esplorabili; complici forse le “necessità investigative”, le aree esplorabili sembrano aumentate, includendo gli interni  e i tetti di diversi edifici. La possibilità di spostarsi da un tetto all’altro li renderebbe il teatro ideale per inseguimenti spettacolari – vedremo se questa possibilità sarà sfruttata nel gioco completo. In questo primo capitolo, la nostra base è l’ufficio di Yagami (una stanza le cui dimensioni danno un’idea degli affitti per metro quadro a Kamurocho…). Qui potremo ascoltare la musica utilizzando il giradischi del nostro detective, che non è solo un elemento decorativo, un quanto permette di curarci grazie a un’abilità acquistabile nello Skill menu. Per chi ha sempre sognato un futuro da arredatore di interni, è possibile ridecorare l’ufficio, anche se nella demo questa possibilià è limitata, riducendosi in pratica a spostare una pianta da una parte all’altra della stanza. Nell’ufficio di Yagami c’è anche un flipper, probabilmente quello visto nel gameplay trailer del gioco, ma non è ancora utilizzabile, poiché i minigame (fatta eccezione per il baseball, simile in tutto e per tutto a quello presente in Yakuza), non sono ancora disponibili. Sono però segnalati sulla mappa, e girando per le strade di Kamurocho ci si può fare un’idea di quelli che saranno presenti nel gioco. Il “Club SEGA” è lì dove ce lo aspetteremmo, ed è presente anche una “CR ARCADE” nel posto occupato dalla “VR ZONE Shinjuku” nella “vera” Kabukicho a Tokyo, confermando la presenza di minigame ispirati alla realtà virtuale. Farà ritorno anche il cat cafe di Yakuza 6 e l’immancabile (e fondamentale!) Karaoke. Sotto la Tokyo Tower possiamo trovare infine la reception delle “Drone Races”, le corse di droni, altro minigame al quale si potrà accedere nei capitoli successivi della storia.

Come spin-off di Yakuza, Judge Eyes ha molto in comune con la serie principale, ma anche molte novità che, se sviluppate adeguatemente e ben integrate con la storia, potranno conferire al gioco una precisa identità autonoma. Da questo primo capitolo, sembra assente la vena di “follia” di che contraddistingue le subquest della serie principale. Per quanti drammi, mignoli mozzati e combattimenti all’ultimo tatuaggio con i boss possano esserci stati, non dimentichiamo che Yakuza ci ha anche fatto combattere un gruppo di uomini di mezza età in pannolino, posare per servizi fotografici “artistici”, sfidare improbabili campioni di ballo e mettere un pollo a gestire una società immobiliare. Per ora, sono i Friend events a riservarci alcune chicche: tra un’investigazione e l’altra, ci ritroveremo a fare da cavie per la cucina della nostra padrona di casa, ci faremo una cultura sui vari tipi di caffè e faremo da agenzia matrimoniale per un barista con problemi di cuore. Siamo ben lontani dalle vette di follia raggiunte dalla serie principale, ma tra minigames e missioni secondarie, il sospetto è che il meglio in questo senso debba ancora venire.

Allo stesso modo, dal punto di vista della storia, potremmo trovarci di fronte a una trama per certi versi più “sobria”, senza i melodrammi e i colpi di scena al limite della credibilità a cui ci ha abituato la saga principale; ma si tratta solo del primo capitolo, ed è un po’ presto per giudicarlo. In ogni caso, le premesse per una trama avvincente ci sono tutte, anche grazie a un cast di tutto rispetto e al supporto di un comparto grafico di altissimo livello. Inoltre, nel primo capitolo di Judge Eyes, Yagami si limita a svolgere il suo lavoro di detective, seppur collaborando con gli ex colleghi dello studio legale. Ma tutto fa pensare che, man mano che la verità sugli omicidi verrà a galla, riacquisterà la fiducia in se stesso e la voglia di essere un avvocato. Per sapere se sarà così, non ci resta che apettare la versione completa del gioco, che arriverà sul mercato occidentale nel 2019. Se la parte investigativà sara integrata nel gameplay in modo da arricchire l’esperienza di gioco e non risultare solo un diversivo tra un combattimemto e l’altro, potremmo trovarci di fronte a un titolo davvero memorabile.

 

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